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OSS, come eseguire piccole medicazioni e collaborare con l’Infermiere

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L’Operatore Socio Sanitario con formazione complementare può gestire direttamente alcune piccole medicazioni (asciutte, pulite e di tipo cronico), sempre sotto l’attenta valutazione e supervisione dell’Infermiere. Ma si può occupare liberamente di prevenzione e segnalare eventuali anomalie tissutali riscontrate.

Gli Operatori Socio Sanitari fin dalla loro nascita nel 2001 sono diventati i più importanti collaboratori degli Infermieri. Definiti anche come “personale di supporto”, rappresentato un valido aiuto nell’assistenza quotidiani a pazienti con le più svariate patologie e bisogni di salute.

Gli OSS con formazione complementare e specifica si stanno tecnicamente specializzando in vari ambiti assistenziali, tra cui quello della prevenzione delle lesioni cutanee e della medicazione di piccole ferite, pulite e croniche. Questo accade un po’ in tutta Italia, con maggior prevalenza nelle regioni del Nord, dove è chiesto quotidianamente un apporto costante e di qualità da parte di tutto il personale dell’equipe assistenziale.

Quali sono le procedure attribuibili all’OSS?

Sono essenzialmente due:

  1. Sostituzione di una medicazione asciutta;
  2. Irrigazione della ferita.

Andiamo ad analizzarle nello specifico.

Cambio medicazione asciutta.

Occorre valutare attentamente il paziente e soprattutto, d’intesa con l’Infermiere, conoscere la sua cartella clinica per adattare gli interventi all’utente (e mai il contrario). Occorre conoscere bene le cause che hanno determinato la ferita; il tipo di medicazione da usare, le tempistiche della medicazione; le risposte riparative dell’assistito.

Inoltre, è importante prima di ogni cosa verificare la presenza di dolore; in caso positivo chiedere all’Infermiere di valutare la necessità di utilizzare analgesici. In presenza di segni di flogosi ed infezioni evidenti o di medicazioni particolarmente sporche occorre fermarsi e allertare la componente infermieristica. Non eseguite medicazioni in autonomia, anche perché subentrano responsabilità civili e penali molto importanti e soprattutto potreste fare del male al vostro assistito (pur non volendo). Se vi costringono a farlo avete tutto il diritto di rifiutare!

Se esiste un piano delle medicazioni occorre conoscerlo bene per scongiurare inutili interventi che creerebbero solo disagi all’assistito. E non è tutto, le medicazioni vanno cambiate nel momento più opportuno e comodo per il paziente, anche se accade spesso il contrario, privilegiando logiche di “camerata” e piani di intervento che si basano quasi sempre sul risparmio e sull’ottimizzazione dei tempi.

Nel caso in cui non esistesse un piano delle medicazioni ci si deve affidare all’esperienza dell’OSS (sempre con formazione complementare) e al parere dell’Infermiere competente in quel momento. Anche in questo caso occorre fare attenzione alla presenza di dolore prima di iniziare qualsivoglia procedura.

L’OSS senza formazione complementare non può eseguire alcun tipo di medicazione e deve collaborare con l’Infermiere preparando il materiale (medicazioni adatte di tipo avanzato o meno, guanti puliti, guanti sterili, garze sterili, cerotto ipoallergenico, sacchetto per raccolta rifiuti biologici, vari dispositivi di protezione individuale, kit medicazione sterile, gel per igiene delle mani, soluzione fisiologica o ringer lattato, teli da bagno e quant’altro occorra), aiutando a sistemare il paziente nella giusta posizione e recuperando il materiale di scarto dopo l’intervento assistenziale.

In tutti i casi l’OSS con formazione complementare deve sempre coordinarsi con il personale infermieristico. Nel caso in cui il paziente fosse agitato o confuso non deve muoversi da solo, ma chiedere aiuto ai colleghi.

Prima di iniziare ogni procedura l’Operatore Socio Sanitario con formazione complementare deve:

  • presentarsi;
  • identificare l’identità dell’assistito;
  • informare il paziente;
  • preparare il sacco di raccolta dei rifiuti biologici;
  • preparare il sacco di raccolta della biancheria (anche in questo caso valutando se serve quello per i rifiuti biologici);
  • preparare l’ambiente;
  • garantire la privacy;
  • posizionare il paziente;
  • preparare il materiale ed eventualmente collaborare con l’Infermiere per la preparazione del campo sterile;
  • igienizzarsi le mani seguendo il principio dei 5 momenti dettati dalle Linee Guida Internazionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità;
  • indossare gli opportuni Dpi.

Dopodiché si deve:

  • indossare guanti monouso;
  • rimuovere la medicazione esterna o il cerotto, utilizzando se necessario solventi non istolesivi (spesso basta anche la sola soluzione fisiologica);
  • gettare la medicazione sporca;
  • cambiarsi i guanti e igienizzarsi nuovamente le mani;
  • indossare guanti sterili o adottare procedura asettica per rimuovere l’eventuale medicazione interna;
  • verificare le condizioni generali della ferita e intervenire solo se si è realmente sicuri di non ledere e consapevoli tecnicamente di quello che si fa;
  • se indicato detergere la ferita (asciutta, pulita e cronica) con soluzione fisiologica o ringer lattato;
  • tamponare la ferita rispettando i principi di sterilità;
  • applicare la nuova medicazione;
  • fissare opportunamente la medicazione con cerotto anallergico o mediante cerotto pre-medicato; assicurarsi che tutto sia posizionato bene, che non si creino decubiti o distacchi non voluti;
  • eliminare tutto il materiale sporco e posizionarlo negli appositi contenitori;
  • igienizzarsi le mani e recuperare tutto il materiale non utilizzato;
  • documentare il tutto, d’intesa con l’Infermiere, negli appositi registri clinico-infermieristici.

Irrigazione della ferita.

L’Operatore Socio Sanitario, anche quello con formazione complementare, può collaborare durante tutte le fasi della procedura di irrigazione e comunque non sostituendosi mai all’Infermiere.

L’OSS di fatto prepara il materiale (alcune strutture hanno già dei kit pronti, ma sono sempre meno):

  • supporto monouso o in plastica sterilizzabile per la raccolta dei reflui;
  • sacca con soluzione fisiologica a temperatura ambiente o compatibile con la TC corporea del paziente, onde evitare shock termici;
  • eventualmente acqua pulita per irrigazioni non sterili;
  • asta per fleboclisi (non dimenticatevi del gancio!);
  • camice pulito per il paziente;
  • Dpi per l’operatore o per gli operatori;
  • teli e asciugamani da bagno;
  • gel per le mani e guanti monouso;
  • sacchetto per la raccolta dei rifiuti biologici e delle medicazioni.

In questo caso l’OSS e l’Infermiere si presentano al paziente, verificano le sue generalità e iniziano la procedura:

  • informano il paziente su quello che si andrà a fare;
  • preparano il sacco di raccolta dei rifiuti biologici;
  • preparano il sacco di raccolta della biancheria (anche in questo caso valutando se serve quello per i rifiuti biologici);
  • preparano l’ambiente;
  • garantiscono la privacy;
  • posizionano il paziente;
  • lo igienizzano;
  • preparano il materiale ed eventualmente preparano il campo sterile;
  • si igienizzano le mani seguendo il principio dei 5 momenti dettati dalle Linee Guida Internazionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità;
  • indossano gli opportuni Dpi;
  • iniziano l’irrigazione;
  • risistemano il paziente alla fine;
  • ripuliscono il materiale refluo;
  • recuperano quello non utilizzato;
  • documentano quanto accaduto nell’apposita cartella clinico-infermieristica e/o nel piano delle medicazioni.

Ricordarsi sempre di operare quando il paziente è più comodo e disponibile, evitando forzature (ad esempio i momenti prima e dopo i pasti, il riposo o la fase della somministrazione della terapia farmacologica).

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Da OSS a Responsabile delle Attività Assistenziali

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Da qualche anno sono nate a livello regionale in Italia i Responsabili delle Attività Assistenziali. Si tratta di Operatoti Socio Sanitari dotati di un certo tipo di curriculum formativo e professionale che si specializzano nella gestione di servizi e personale operanti in strutture socio-sanitarie. Il RAA a volte può sostituire l’Infermiere Coordinatore, ma solo in determinati ambienti con bassi indici di complessità assistenziale.

Residenza per anziani, la RAA è in grado di gestire il personale e i servizi di sua competenza in questa tipologia di strutture.

Residenza per anziani, la RAA è in grado di gestire il personale e i servizi di sua competenza in questa tipologia di strutture.

Da qualche anno sono nate a livello regionale in Italia i Responsabili delle Attività Assistenziali. Si tratta di Operatoti Socio Sanitari dotati di un certo tipo di curriculum formativo e professionale che si specializzano nella gestione di servizi e personale operanti in strutture socio-sanitarie. Il RAA a volte può sostituire l’Infermiere Coordinatore, ma solo in determinati ambienti con bassi indici di complessità assistenziale.

Dal 1999 ha fatto capolino in Italia anche il Responsabile delle Attività Assistenziali (RAA) che, al pari degli Infermieri e in base alla complessità assistenziale di una struttura sanitaria o socio-sanitaria, può coordinare gli OSS, gli OSA, gli Assistenti di Base (ADB) e le varie figure educative che rientrano nell’ambito delle attività di assistenza e cura del paziente.

L’attestato di specializzazione

I RAA, che sono tecnici esperti nella gestione di servizi; sono dotati di apposito attestato di specializzazione regionale. È importante precisare che il Responsabile delle Attività Assistenziali non è dotato di qualifica (come OSS, OSA e ADB), ma di un vero e proprio attestato di specializzazione; alla certificazione possono ambire solo operatori che già si occupavano di assistenza alla persona. Infatti, per fare un esempio, il DGR 564/2000 (nuovo sistema regionale delle qualifiche in Emilia Romagna) prescrive che si può specializzare in attività di coordinamento assistenziale solo l’operatore che ha un adeguato curriculum professionale e formativo, con una esperienza nel campo di almeno due anni.

Il RAA in pratica è in grado di coordinare dal punto di vista gestionale e organizzativo OSS, OSA e ADB e in alcuni ambiti assistenziali può sostituire anche gli Infermieri nel campo del management (e non in quello sanitario).

Al RAA, di norma, viene affidato il compito di gestire una rete di operatori sanitari che lavorano all’interno di nuclei e servizi assistenziali, centri diurni, case di riposo e residenza per anziani.

Il RAA deve:

  1. farsi promotore di una corretta ed efficace gestione dell’equipe e della struttura;
  2. garantire l’indirizzo e la supervisione delle attività svolte;
  3. garantire che i servizi offerti siano realmente confacenti ai bisogni di salute e di assistenza del paziente e dei suoi familiari;
  4. promuovere intese inter-professionali, proponendo attività e momenti d’interscambio e di socializzazione tra gli operatori del sistema di cura.

Inoltre, il Responsabile delle Attività Assistenziali deve essere dotato di:

  • ottime competenze manageriali;
  • ottime capacità di essere leader e non capo;
  • ottime capacità di lavorare in equipe;
  • ottime capacità di gestire le risorse umane;
  • ottime capacità di analizzare le situazioni complesse presenti in struttura, tra i
  • pazienti, tra i loro parenti e care-giver e tra gli operatori.

Formazione specialistica

I Corsi per RAA, solitamente di matrice regionale, prevedono nella loro programmazione:

  1. aspetti etici e privacy;
  2. approfondimenti normativi sui servizi socio-assistenziali;
  3. lavoro d’equipe e gestione delle Risorse Umane;
  4. programmazione e organizzazione del servizio, anche in condizioni di stress;
  5. attività di interconnessione e relazione con i pazienti, i loro familiari o care-giver e le reti formali-informali di cura;
  6. non ultimo di sicurezza sul lavoro.

Come si accede ai corsi per RAA?

Per prima cosa, come dicevamo poco fa, occorre avere un curriculum professionale adatto, ovvero essere già dotati di diploma di Operatore Socio Sanitario e dimostrare carta alla mano di aver lavorato almeno per due anni in ambito socio-sanitario, in strutture pubbliche e/o private, convenzionate con il SSN o meno. In più l’OSS che decide di diventare RAA deve avere precise attitudini: essere predisposti al coordinamento, conoscere le aree dei servizi in cui andrà ad operare (conseguiti sul campo e grazie a dei percorsi formativi mirati).

Non interessa se al momento della richiesta di accesso al corso si è occupati o disoccupati (solitamente si accede con un colloquio conoscitivo). L’importante, tuttavia, è superare la selezione e possedere il diploma di scuola media secondaria superiore (per lavorare nel pubblico o in strutture accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale).

Ricapitolando

Il RAA, che in sostanza è identificato come una figura semi-manageriale:

  1. opera, all’interno delle strutture residenziali socio-assistenziali;
  2. ha funzioni di organizzazione e coordinamento dell’equipe di Operatori Socio Sanitari e Socio Assistenziali;
  3. fa da raccordo tra il coordinatore responsabile e gli OSS;
  4. fa da interfaccia e ha relazioni significative con il responsabile del servizio, con gli utenti, i familiari e con le altre figure professionali (sia esse sanitarie, che di natura sociale ed educativa).

Ma il RAA può sostituire il Coordinatore Infermiere?

Non in tutti i casi e solo là dove la complessità assistenziale ha un basso indice di complessità. Spesso questo, però, non accade e gli Infermieri si trovano ad essere gestiti da chi non è padrone della professione. Molte strutture, per logiche di risparmio o di conduzione interna preferiscono affidare il ruolo di coordinamento al RAA anche quando i bisogni di salute degli assistiti è di matrice media o elevata. A tal proposito va ricordato che, purtroppo, mancano i controlli da parte delle regioni e che spesso il bisogno di contenere i costi da parte delle strutture pubbliche o convenzionate con il SSN vanno oltre le esigenze reali dell’assistito e della famiglia.

La nostra non vuole essere una nota polemica, ma un motivo di confronto e di interscambio per decidere finalmente che tipo e che qualità di assistenza offrire… anche dal punto di vista manageriale!

Nurse24.it

OSS data alle fiamme a Lucca, è gravissima

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Gravissimo episodio martedì 2 agosto, alle 13, all’ex-ospedale di Campo di Marte. Una donna di 46 anni, Vania Vannucchi, residente a Lucca, è stata soccorsa in gravissime condizioni dopo che qualcuno l’aveva cosparsa di benzina dandole fuoco.

La donna era stata dipendente di una cooperativa esterna che lavora per l’Asl e da febbraio scorso lavorava come Oss nel reparto di Medicina V all’ospedale Cisanello di Pisa: è stata trasportata con l’elisoccorso Petaso al Centro ustioni dell’ospedale di Cisanello: le sue condizioni sono gravissime, con il 90% del corpo coperto dalle ustioni. Stando alle prime ricostruzioni ad aggredirla sarebbe stato Pasquale Russo, dipendente di un’altra cooperativa che collabora con l’Asl, fuggito subito dopo il fatto. Vannucchi era arrivata sul posto con la propria auto e lo stesso aveva fatto il suo aggressore. È molto probabile, dunque, che i due si fossero dati appuntamento.

L’uomo si sarebbe presentato con una tanica di benzina, che dopo un litigio (probabilmente di carattere passionale) avrebbe versato addosso alla vittima mentre questa era in prossimità della sua auto. A quel punto la donna ha provato a fuggire, ma il suo carnefice l’ha raggiunta innescando il fuoco. A dare l’allarme e a prestarle i primi soccorsi, spegnendo le fiamme con dei secchi d’acqua (e probabilmente salvandole la vita) tre operai in servizio nel magazzino dell’azienda sanitaria, accorsi dopo aver sentito le urla disperate della donna.

“Una scena terrificante – dice uno dei soccorritori – Bruciava e chiedeva aiuto. Spegnere le fiamme è stato difficile”.

La donna gridava anche il nome di Russo, indicandolo come esecutore del gesto. Gli uomini della squadra mobile, diretti da Silvia Cascina, sono andati a casa dell’uomo e l’hanno tratto in stato di fermo, poi trasformato in arresto nel tardo pomeriggio. Per il momento, comunque, non ha ammesso alcun addebito.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, l’elisoccorso (che poi ha portato via la donna, attualmente al Cisanello di Pisa), il 118, gli agenti della squadra mobile e successivamente anche i carabinieri.

Nurse24.it

Assunzione Infermieri, Medici ed Oss in Friuli Venezia Giulia

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A Trieste 150 nuove assunzioni di Infermieri, Medici e OSS nel comparto pubblico. A renderlo noto Nicola Delli Quadri, direttore dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, che di fatto certifica lo stato di stabilità economica del Servizio Sanitario della città.

Delli Quadri, durante un incontro con il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha ribadito che l’Azienda da lui diretta è una delle poche in Italia ad avere tutti i bilanci in ottima salute.

Anche per questo è possibile procedere con l’assunzione di personale infermieristico. Entro 12 mesi saranno assunti anche Medici, Operatori Socio Sanitari e altre figure assistenziali.

Il tempo che intercorre fra l’accesso al Pronto soccorso e la effettiva presa in carico da parte del personale medico è una problematica ormai nota – spiega Delli Carri in un comunicato diffuso agli organi di informazione – in grado di esasperare anche il più paziente dei pazienti. Nei primi mesi dell’anno si è registrato un ulteriore aumento, del 13 per cento, di persone che si sono rivolte al servizio d’emergenza/urgenza. Il tempo di attesa per un codice verde si è ormai standardizzato a quello regionale che si attesta sull’ora e venti minuti.

La politica di rafforzamento del personale in carico al PS porterà ben presto all’aumento delle chiamate in carico durante tutto il 2016. Ben 70 operatori della salute sono stati già assunti, altri 50 entreranno a far parte dell’organico dell’Azienda entro la fine dell’anno.

Nei giorni scorsi l’assessore alla sanità Maria Sandra Telesca aveva annunciato sui giornali e in Regione l’azzeramento del “bilancio in rosso” di 62 milioni. Eliminando i passivi è oggi possibile sbloccare le assunzioni e di conseguenza sarà fatta scorrere la graduatoria degli Infermieri e si penserà all’assunzione di altro personale sanitario, tra cui psicologi e fisioterapisti.

Successivamente le assunzioni riguarderanno anche altre aree dell’assistenza, con l’obiettivo di offrire il massimo della professionalità e della competenza a chi soffre e a chi è sempre al centro delle cure: il paziente.

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Concorso OSS ASL ROMA 5 2016

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Deliberato il Concorso Pubblico per titoli ed esami finalizzato all’assunzione di n. 8 Operatori Socio Sanitari (Delibera Aziendale n.000551) presso l’ASL ROMA 5 Tivoli.

L’amministrazione, come si legge nel bando, si riserva la facoltà di ricorrere a forme di preselezione in caso di ricevimento di un numero di domande di partecipazione superiore a 800 (ottocento).

Prevista quota di partecipazione 10 €.

Ente organizzatore: ASL ROMA 5

Tipologia: Indeterminato

Posti a concorso: 8

Status: Delibera aziendale

Scadenza: in attesa di pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

Documenti utili:

Delibera Aziendale e Bando di concorso

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OSS, concorso a Reggio Calabria: si cercano 20 Operatori

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Indetto Concorso Pubblico, per titoli ed esami, per la copertura a tempo indeterminato di venti posti di Operatore socio-sanitario>OSS Cat. B/Bs. Lo ha reso noto l’Azienda Ospedaliera “Bianchi Melario Morelli” di Reggio Calabria. Il Bando è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (4a Serie Speciale – Concorsi ed Esami n.61 del 2-8-2016).

E’ questa una boccata d’ossigeno molto importante per gli OSS che vivono o vogliono tornare al Sud, anche perché la graduatoria che ne verrà fuori servirà all’assunzione di ulteriori Operatori Socio Sanitari a Tempo Indeterminato e a Tempo Determinato.

Il termine per la presentazione delle domande è il 1 settembre 2016.

Per eventuali informazioni contattare l’Amministrazione del Personale ai seguenti numeri telefonici: 0965/397561 – 45.

Ente organizzatore: Azienda Ospedaliera “Bianchi Melario Morelli” di Reggio Calabria.

Tipologia: Indeterminato/Determinato.

Posti a concorso: 20.

Scadenza domanda: 1 settembre 2016.

Status: presentazione domande.

Link utili:

Concorso OSS Bando.

Avviso Conc OSS comunicazione.

Sito dell’Azienda Ospedaliera.

 

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Come rifare un letto libero?

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Il rifacimento del letto, spesso sottovalutato, è una delle procedure di base che vengono impartite agli Studenti del Corso per la qualifica di Operatori Socio Assistenziali e agli Studenti Universitari del Primo Anno del Corso di Laurea in Infermieristica. Ma sicuri che conoscete bene la tecnica? Scopriamolo assieme.

Il materiale che un OSS o uno Studente deve tenere a portata di mano

Il rifacimento del letto non occupato è una delle procedure di base che caratterizzano le attività di base da impartire allo studente Infermiere e allo studente OSS. È una delle attività che l’Infermiere può tranquillamente delegare all’Operatore Socio Sanitario, mentre deve fare attenzione a delegare nel caso in cui il letto sia occupato. Infatti, occorre in tale evenienza valutare attentamente la complessità assistenziale che ci si troverà a fronteggiare e di conseguenza le conoscenze dell’Oss. Ma restiamo al letto non occupato e quindi pronto per essere sanificato e imbastito. Ci troviamo in un Ospedale privato.

A cosa bisogna fare attenzione?

Solitamente il letto libero è occupato da un paziente o una paziente che è capace di deambulare o comunque di passare sulla carrozzina, autonomamente o con l’aiuto di uno o più operatori. Prima di iniziare qualsivoglia attività occorre necessariamente:

  • valutare i parametri vitali e soprattutto la Pressione Arteriosa, il polso e la qualità del respiro;
  • valutare e gestire il dolore (compito dell’Infermiere);
  • valutare le condizioni generali del paziente (è in grado di scendere dal letto? Da solo o con aiuto?) e il suo stato di mobilità;
  • fare particolarmente attenzione alla presenza di cateteri vescicali, accessi venosi o arteriosi, Peg, sondini, drenaggi e qualsiasi altro presidio possa essere connesso direttamente al paziente (non escluso protesi, medicazioni, farmaci infusivi).

Per qualsiasi cosa non di competenza specifica dell’OSS quest’ultimo dovrà preventivamente rivolgersi all’Infermiere. Allo stesso modo l’Operatore Socio Sanitario non può intervenire sulle infusioni di farmaci e dovrà segnalare repentinamente eventuali anomalie riscontrate su accessi periferici invasivi e su medicamenti.

Le 10 cose da non dimenticare sul carrello

Quando si deve rifare un letto, al di là se sia occupato o meno, la prima cosa da are è preparare tutto il materiale occorrente:

  • guanti monouso (sempre utile per evitare contaminazioni accidentali);
  • lenzuola (superiore ed inferiore);
  • una traversa di cotone;
  • una o più federe per i cuscini;
  • una coperta;
  • un copri-letto;
  • se necessaria una traversa monouso;
  • sacca per recupero materiale sporco;
  • occorrente per l’eventuale sanificazione;
  • eventuali ricambi del paziente.

Al fine di minimizzare di sforzi e i costi di gestione del paziente, occorre entrare nell’ottica del risparmio.

RifacimentoLetti

Rifacimento letti ad un operatore.

Per farlo è necessario:

  • valutare l’esatto materiale occorrente;
  • verificare l’identità del paziente;
  • informare il paziente della procedura che si andrà a compiere;
  • posizionare vicino all’operatore il materiale occorrente per la sanificazione e per il rifacimento del letto, facendo attenzione a non mischiare il pulito con lo sporco;
  • igienizzarsi le mani, ricordandosi dei 5 momenti suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità;
  • attenersi alle procedute di controllo e minimizzazione delle infezioni ospedaliere;
  • sistemare il paziente e aiutarlo ad alzarsi ed eventualmente a sedersi in carrozzina, su sedia o in poltrona, vigilando su tutti i passaggi;
  • posizionare il letto ad una altezza idonea per l’operatore o per gli operatori, evitando sforzi inutili e riducendo il carico dei pesi;
  • eliminare tutto lo sporco (lenzuola, federe, traversa, ecc.) e riporlo nell’apposita sacca;
  • sanificare eventualmente il materasso, facendo attenzione a non rovinarlo e valutando l’eventuale funzionamento dei presidi abbinati allo stesso (si potrebbe per esempio trattare di un materasso ad aria o ad acqua oppure dotato di sistemi medicali fluttuanti);
  • posizionare il lenzuolo inferiore e la traversa (eventualmente anche quella monouso);
  • posizionare il lenzuolo superiore;
  • posizionare le federe pulite;
  • posizionare la coperta e il copriletto.
  • Provvedere alla sicurezza del paziente, valutando se è il caso di riposizionarlo o di invitarlo a riposizionarsi a letto.

Quale tecnica usare?

Quella classica, ovvero:

  • mettere al centro del letto il lenzuolo piegato e disporlo lungo il lato superiore ed inferiore;
  • realizzare l’orlo, posizionando sotto al materasso prima la parte superiore e poi quella inferiore (o viceversa, non cambia nulla);
  • ripetere la stessa procedura per l’altra metà del lenzuolo;
  • rimboccare il lenzuolo ai piedi del materasso;
  • successivamente posizionare il lenzuolo superiore al centro del letto;
  • fissare una delle due parti inferiori creando l’orlo al di sotto del materasso;
  • ripetere la stessa operazione per l’altra parte del lenzuolo;
  • rimboccare il lenzuolo ai piedi del materasso;
  • posizionare la coperta e il copriletto (se fa troppo caldo la prima può essere anche riposta nell’armadio, ma va valutato attentamente col paziente);
  • creare un orlo sulla parte superiore del lenzuolo, inglobando coperta e copriletto;
  • posizionare la federa o le federe.

Al termine di tutta l’operazione occorrerà registrare il tutto nelle apposite cartelle, gli OSS da una parte e gli Infermieri dall’altra, indicando eventuali anomalie o problemi riscontrati e risolti o non risolti.

Per lo studente OSS e per lo studente Infermiere può sembrare una procedura scontata ed ormai superata, ma è questo il punto di partenza di una carriera lavorativa che si deve basare fin dall’inizio sulla cura e sull’interesse dell’assistito.

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OSS: igiene perineale e genitale del paziente

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Tra le mansioni dell’OSS vi è anche l’igiene del paziente e in particolare quella dell’area perineale e genitale. Scopriamo insieme a cosa deve fare attenzione l’OSS e perché è importante utilizzare i giusti presidi e passare sempre dal pulito allo sporco.

igiene-paziente-allettatoDal pulito allo sporto. Lo avranno ripetuto migliaia di volte al Corso di Formazione per Operatori Socio Sanitari. Spesso questa semplice regola viene trasgredita e le infezioni nelle aree genitali aumentato. Accade in tutte le strutture ospedaliere e di ricovero pubbliche e private, dove da molti anni si sta combattendo un’agguerrita battaglia contro le infezioni legate all’assistenza.

Gli OSS, come gli Infermieri e tutti i professionisti della salute che orbitano attorno ad un paziente, devono tenere bene a mente che una igiene fatta male può danneggiare anche seriamente l’assistito.

L’attribuzione del compito

Questo tipo di igiene può essere liberamente attribuito dall’Infermiere all’Operatore Socio Sanitario, ma preventivamente il primo deve essere cosciente delle conoscenze e delle abilità tecniche del secondo. Inoltre, in nessun caso quando la complessità assistenziale dell’utente richiede particolari interventi del Professionista Infermiere, si può delegare tale compito all’OSS.

Il comportamento corretto

L’Operatore Socio Sanitario, di cui ci occupiamo in questo servizio, deve saper compiere alla perfezione l’igiene perineale e genitale dell’utente e quando l’utente è autonomo insegnare allo stesso le regole fondamentali: mai contaminare! Questo per evitare infezioni e complicanze che spesso sono correlate alle condizioni di salute dell’assistito.

Non sono pochi i casi di infezioni gravi e setticemie derivanti dalla contaminazione di ferite chirurgiche, lesioni da pressione, deiescenze, stomie, PEG, cateteri vescicali. In molti casi l’esito finale è la morte del malcapitato.

Ecco perché, prima di iniziare qualsivoglia manovra, occorre informare il paziente sulla procedura che si andrà a compiere, creare il setting necessario, garantire il comfort, preparare il materiale occorrente e fare attenzione:

  1. alle capacità psico-fisiche dell’assistito di tollerare la procedura (comprensione e grado di autonomia, movimenti, circolazione, sensibilità degli arti e mobilità);
  2. ai parametri vitali (frequenza respiratoria, saturazione periferica di ossigeno, ritmo respiratorio, frequenza cardiaca, pressione arteriosa, ecc.);
  3. ad eventuali azioni di resistenza o non accettazione della procedura (in questi casi se non si è in grado di gestire l’utente occorre informare l’Infermiere e farsi aiutare, ricordandosi sempre di mettere in sicurezza il paziente);
  4. alle condizioni generali della cute (in presenza di lesioni, infezioni, flogosi, secchezza, macerazioni e qualsivoglia ulteriore anomalia occorre avvisare immediatamente l’Infermiere di turno);
  5. ai dati eventualmente registrati in precedenti procedure sullo stesso utente.

La fase dell’accertamento

L’igiene dell’area del perineo e dei genitali ha bisogno di attenzioni particolari.

Occorre, per esempio, valutare la presenza di:

  • lesioni;
  • infiammazioni;
  • infezioni;
  • gonfiori;
  • macerazioni;
  • escoriazioni;
  • irritazioni;
  • secrezioni;
  • presenza di feci e/o urine;
  • dolore;
  • disagio;
  • odori non avvertiti in precedenza.

In presenza di uno o più potenziali “eventi sentinella” occorre avvisare immediatamente l’Infermiere di turno.

Inoltre, è bene valutare la presenza di:

  • cateteri vescicali;
  • ferite chirurgiche al retto e al perineo;
  • qualsivoglia altra anomalia.

In tutti i casi si deve essere padroni di ciò che si andrà ad eseguire, conoscere minuziosamente la procedura è quindi fondamentale.

Se il paziente è autonomo, è possibile farsi aiutare, ma occorrerà preventivamente stabilire il grado di auto-sufficienza e il livello di comprensione della procedura corretta. A tal proposito bisogna ricordare che il paziente è un assistito e che le responsabilità in ogni caso sono di chi fornisce la prestazione tecnica o sanitaria, al di là se lo si fa direttamente o indirettamente (quando a igienizzarsi in autonomia è proprio l’utente).

Dal pulito allo sporco!

Durante il Corso di formazione per ottenere la qualifica di Operatore Socio Sanitario l’avranno ripetuto fino all’ossessione: “occorre proseguire sempre in un’unica direzione, ovvero dal pulito allo sporco”. Tale affermazione ha una valenza scientifica e logica particolare: non dobbiamo mai portare i batteri nell’area pulita, per cui da questa si deve passare all’area più sporca. Di conseguenza occorre muoversi sempre dal perineo verso l’ano e mai viceversa. Solo così si possono evitare infezioni all’area perineale e, per vicinanza, a quella genitale.

Quell’indispensabile materiale

Per eseguire una corretta igiene del perineo e della zona genitale al letto del paziente è necessario preventivamente procurarsi:

  • gel per l’igiene delle mani;
  • guanti monouso;
  • brocca o bacinella con acqua tiepida (pulita);
  • sapone con PH neutro;
  • asciugamani da bagno;
  • eventuale “padella” (e/o telini monouso);
  • eventuali pannoloni e pannolini.

Gli stessi materiali possono essere utili nel caso di igiene in bagno (sia in autonomia, che in sostituzione parziale o totale).

Al termine della procedura ricordatevi sempre di riporre negli appositi e rispettivi contenitori la biancheria sporca e i rifiuti prodotti.

Per concludere, operate sempre come se davanti a voi ci fosse un vostro familiare, per il quale dareste continuamente il massimo di voi stessi.

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L’Oss e l’igiene di occhi, orecchie e naso dell’assistito

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assistenza-paziente-anziano-lettoL’Operatore Socio Sanitario è una figura che rappresenta un validissimo supporto per l’Infermiere, il quale, previa valutazione delle abilità dell’operatore e della complessità assistenziale del singolo paziente, attribuisce a tale operatore compiti importanti per il mantenimento del benessere dell’assistito. Tra questi vi è l’igiene di occhi, naso e orecchie.

Una volta che l’Infermiere ha valutato la capacità dell’assistito di provvedere alla cura di sé, lo stato della sua funzione cognitiva e muscolo-scheletrica e ne ha rilevato il grado di assistenza necessario, attribuisce all’Operatore Socio Sanitario il compito di garantirne l’igiene di occhi, naso e orecchie.

Provvedere all’igiene di queste aree, così come di tutte le altre, permette di detergere cute e cavità naturali al fine di promuovere rilassamento e benessere del paziente, di conservare l’integrità del derma, stimolare la cura di sé e favorire l’autostima della persona.

L’Infermiere, inoltre, attribuisce tali compiti per prevenire complicanze quali insorgenza di infezioni o alterazioni delle funzioni visive, uditive e/o respiratorie (ad es. abrasioni della cornea, acufeni, otiti, ecc.).

L’igiene degli occhi

Gli occhi sono naturalmente puliti dalle lacrime e dal battito delle palpebre; l’igiene quotidiana deve comunque comprendere anche la loro detersione, al fine di prevenire fastidiose controindicazioni.

Per eseguire l’igiene degli occhi l’OSS preparerà il materiale occorrente:

  • guanti monouso;
  • garze pulite;
  • soluzione fisiologica;
  • catino;
  • telo protettivo/asciugamano.

Una volta identificato il paziente e garantita la privacy, l’OSS procede all’esecuzione dell’igiene degli occhi:

  • effettua l’igiene delle mani;
  • informa il paziente sulla manovra che andrà ad eseguire;
  • scalda la soluzione fisiologica immergendo il flacone ancora chiuso in acqua a temperatura di 37° per alcuni minuti;
  • solleva la testata del letto avendo cura di alzare la sponda controlaterale al lato dal quale opera;
  • posiziona il paziente in maniera confortevole e favorevole alla procedura (supina, con il capo leggermente iperesteso all’indietro sorretto da cuscini e/o presidi idonei);
  • ripiega la biancheria del letto sull’addome del paziente e posiziona un telo da bagno sul petto dello stesso, per mantenerne l’intimità ed evitargli colpi di freddo;
  • indossa i guanti monouso;
  • inumidisce una garza con soluzione fisiologica e la avvolge intorno alle dita a formare una manopola;
  • nel caso di secrezioni incrostate, posiziona sull’occhio in questione una garza imbevuta di soluzione fisiologica tiepida e la mantiene in sede per qualche minuto, al fine di ammorbidire le secrezioni e poter procedere all’igiene classica;
  • pulisce gli occhi procedendo dall’interno verso l’esterno, usando un angolo diverso della manopola per ciascun occhio e non tornando mai indietro al fine di evitare la trasmissione di eventuali microrganismi;
  • in caso di necessità di applicazione di colliri e/o pomate oftalmiche contatta l’infermiere;
  • riposiziona il paziente in modo confortevole e riavvicina ad esso il sistema di chiamata;
  • riordina e ripristina il materiale utilizzato.

Durante l’igiene degli occhi l’OSS osserverà e trasmetterà all’infermiere fattori quali:

  • lo stato di coscienza dell’assistito;
  • i comportamenti dell’assistito (collaborativi o meno);
  • l’eventuale presenza di dolori, bruciori, difficoltà visive riferite dalla persona;
  • caratteristiche degli occhi (colore delle sclere, eventuale presenza di secrezioni/croste, arrossamenti, condizione delle ciglia, ecc.).

L’igiene del naso

Il naso umidifica l’aria inalata e previene l’ingresso di materiale indesiderato nel tratto respiratorio. L’accumulo di secrezioni può alterare le funzioni nasali e, di conseguenza, quelle respiratorie. Ecco che, in caso di un paziente che non è in grado di soffiarsi il naso, l’intervento dell’OSS può risultare fondamentale.

Per eseguire l’igiene del naso l’OSS preparerà il materiale occorrente:

  • garze pulite;
  • guanti monouso;
  • soluzione fisiologica;
  • fazzoletti di carta;
  • catino;
  • telo protettivo.

Una volta identificato il paziente e garantita la privacy, l’OSS procede all’esecuzione dell’igiene:

  • effettua l’igiene delle mani;
  • informa il paziente sulla manovra che andrà ad eseguire;
  • scalda la soluzione fisiologica immergendo il flacone ancora chiuso in acqua a temperatura di 37° per alcuni minuti;
  • solleva la testata del letto avendo cura di alzare la sponda controlaterale al lato dal quale opera;
  • posiziona il paziente in maniera confortevole e favorevole alla procedura (supina, con il capo leggermente iperesteso all’indietro sorretto da cuscini e/o presidi idonei);
  • ripiega la biancheria del letto sull’addome del paziente e posiziona un telo da bagno sul petto dello stesso, per mantenerne l’intimità ed evitargli colpi di freddo;
  • indossa i guanti monouso;
  • arrotola a forma di cono una garza e ne inumidisce la punta;
  • inserisce delicatamente la garza all’interno della narice ed effettua dei movimenti rotatori;
  • ripete l’azione per l’altra narice e più volte, se necessario;
  • prevede la possibilità che il paziente starnutisca come riflesso a queste manovre;
  • riposiziona il paziente in modo confortevole e riavvicina ad esso il sistema di chiamata;
  • riordina e ripristina il materiale utilizzato.

Durante l’igiene del naso l’OSS osserverà e trasmetterà all’infermiere fattori quali:

  • lo stato di coscienza dell’assistito;
  • i comportamenti dell’assistito (collaborativi o meno);
  • eccessiva secchezza delle cavità nasali;
  • eventuale presenza di epistassi (perdita di sangue dal naso);
  • eventuale presenza di croste e/o lesioni;
  • colore e odore delle secrezioni.

L’igiene delle orecchie

Mantenere pulite le orecchie è necessario al fine di preservare l’udito e di evitare complicanze problematiche. Delle orecchie vanno puliti il padiglione auricolare e il canale uditivo esterno, all’interno del quale non vanno introdotti oggetti che potrebbero provocare lesioni molto pericolose (no all’uso del classico bastoncino con punta cotonata).

Per eseguire l’igiene delle orecchie l’OSS preparerà il materiale occorrente:

  • garze pulite;
  • guanti monouso;
  • catino;
  • soluzione fisiologica.

Una volta identificato il paziente e garantita la privacy, l’OSS procede all’esecuzione dell’igiene:

  • effettua l’igiene delle mani;
  • informa il paziente sulla manovra che andrà ad eseguire;
  • scalda la soluzione fisiologica immergendo il flacone ancora chiuso in acqua a temperatura di 37° per alcuni minuti;
  • posiziona il paziente in decubito laterale, avendo cura di alzare la sponda controlaterale al lato dal quale opera;
  • inumidita e arrotolata su sé stessa la garza, tiene il padiglione auricolare dell’adulto leggermente tirato in senso latero-posteriore;
  • procede alla pulizia con movimenti rotatori ed esegue le stesse manovre per l’altro orecchio;
  • riposiziona il paziente in modo confortevole e riavvicina ad esso il sistema di chiamata;
  • riordina e ripristina il materiale utilizzato.

Durante l’igiene delle orecchie l’OSS osserverà e trasmetterà all’infermiere fattori quali:

  • lo stato di coscienza dell’assistito;
  • i comportamenti dell’assistito (collaborativi o meno);
  • eventuale presenza di sanguinamento;
  • eventuale presenza di lesioni, arrossamenti, secrezioni anomale;
  • eventuale presenza di dolore o prurito riferiti dall’assistito.

Nurse24.it

OSS: avviso pubblico a Nogara di Verona

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Emanato Avviso Pubblico per la creazione di una Graduatoria a tempo determinato per Operatori Socio Sanitari. Ad bandirlo il Pio Ospizio “San Michele” di Nogara (Verona). La categoria economico-contrattuale di riferimento è la “B1” (come da Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – Comparto Regioni/Autonomie Locali).

Le domande possono essere presentate entro e non oltre le ore 12.00 del 31 ottobre 2016. Leggete attentamente il Bando.

La selezione verterà su: prova orale e colloquio conoscitivo, che avrà luogo il 14 dicembre 2016, alle ore 9.15 presso la sala della presidenza dell’Istituto (previa verifica del numero di domande giunte all’Ente). L’elenco degli ammessi sarà pubblicato sul sito dell’Ente il 26 novembre 2016 alle ore 13.00, mentre la relativa graduatoria sarà poi resa nota il 19 dicembre 2016 sul portale internet: www.pioospizio.it.

Per informazioni: Pio Ospizio “San Michele” – Via Sterzi n° 139 – 37054 Nogara (VR) – Tel. 0442/88076 Fax 0442/88311.

Titolo: Pubblico Avviso per Colloquio – Pio Ospizio “San Michele” di Nogara (VR).

Tipologia: Determinato

Numero di posti: non definito

Data pubblicazione: 23/08/2016

Data Scadenza: 31/10/2016

Data selezione: 14 dicembre 2016 (previo calcolo delle domande pervenute)

Status: Presentazione Domanda di partecipazione

Allegati utili:

Bando e Domanda di selezione

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OSS: assistere il paziente durante i pasti

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Tra le mansioni degli Operatori Socio Sanitari vi è anche quella della preparazione dei pasti e della somministrazione degli stessi a pazienti adulti e collaboranti. Ecco alcuni consigli per non sbagliare e per non incorrere in errori che possono rivelarsi anche fatali per l’assistito.

L’OSS può somministrare gli alimenti al paziente vigile e collaborante.

L’OSS può somministrare gli alimenti al paziente vigile e collaborante.

L’Operatore Socio Sanitario è la figura di supporto all’Infermiere nata oramai 15 anni fa per sopperire ad una lacuna assistenziale che si era creata nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale. Da allora gli OSS hanno fatto grandi passi in avanti e stanno proseguendo verso traguardi che mai ci si poteva immaginare alla vigilia del loro “Profilo”, ovvero con l’accordo della Conferenza Stato-Regioni del 2001, che ha dato facoltà alle regioni di organizzare scuole annuali di formazione (diretta o indiretta).

Tra le mansioni degli OSS vi è anche quella di preparare i pasti (previo ottenimento dell’apposito attestato rilasciato solitamente dalla Camera di Commercio) e di somministrarli a pazienti vigili e collaboranti. Nel resto dei casi è necessario avvalersi della consulenza e dell’aiuto dell’Infermiere, che valuta e decide sul da farsi.

Accertate! Accertate! Accertate!

Prima di iniziare con la somministrazione degli alimenti è necessario:

  • accertare le condizioni dell’assistito;
  • pianificare l’intervento;
  • attuare l’intervento.

Nella fase dell’accertamento è opportuno valutare:

  • le capacità autonome o semi-autonome del paziente (è in grado di alimentarsi da solo o ha bisogno di aiuto?);
  • l’appetito del paziente;
  • la capacità di deglutire (è disfagico? ai solidi o ai liquidi? chiedete sempre l’assistenza dell’Infermiere se non siete sicuri di quello che fate);
  • la prescrizione di diete particolari (alcuni alimenti possono interagire con i farmaci o con peggiorare la patologia del paziente; per esempio occorre fare grande attenzione ai diabetici, a chi è portatore di lesioni e ha bisogno di pasti iper-proteici o a chi assume anticoagulanti come il Warfarin, a cui non vanno somministrati o vanno somministrati moderatamente alimenti carichi di Vitamina K);
  • la presenza di intolleranze o allergie alimentari;
  • le preferenze culinarie dell’assistito, che non vanno mai sottovalutate (ricordatevi che l’utente va nutrito!).
  • Per ogni paziente il suo piano assistenziale

Ricordatevi sempre che davanti a voi c’è un paziente che soffre e che è ricoverato, perché ha dei problemi di salute, che possono dare origine anche ad inappetenza o al rifiuto dei cibi. Molti, come dicevamo poco fa, hanno patologie o fanne terapie che possono andare in conflitto con i pasti. Per questo occorre conoscere perfettamente la situazione clinica dell’assistito. Fate attenzione a ciò che si dice durante il briefing tra Infermieri e OSS all’inizio e alla fine del turno di lavoro.

Pianificare quello che andrete a fare è importante. L’OSS ha il compito di verificare:

  • la dieta prescritta (e prima dell’Operatore Socio Sanitario lo deve fare l’Infermiere!);
  • la prescrizione di digiuni o diete particolari per indagini diagnostiche;
  • la prescrizione del “Niente per bocca” (NPO). In questi ultimi due casi va verificato che sul letto del paziente o sul tavolo della mensa dove siete solitamente l’assistito ci sia l’apposito cartello indicante la dieta o l’NPO;
  • la presenza di diete diverse dal solito (in questo caso accertarsi sempre e comunque del perché).

b) Gli interventi:

  • l’OSS dotato di apposito attestato di somministrazione alimenti prepara i pasti (non li cucina, per questo ci sono i cuochi aziendali o le ditte di catering);
  • prepara il paziente a letto posizionandolo in Fowler medio o alto (dai 45 ai 90°, dipende dalle condizioni e dal piacere dell’utente);
  • in alternativa preparare il tavolo del paziente;
  • dotare il paziente di tutto il supporto necessario per alimentarsi o per agevolare l’aiuto (vassoio, posate, bicchiere o tazza con beccuccio oppure cannuccia, tovaglioli, tovaglietta e bavaglietta non assorbenti o in alternativa un asciugamano; altri strumenti se necessari);
  • inoltre, là dove necessario adiuva il paziente vigile e collaborante a nitrirsi.

c) Prima di somministrare il pasto ricordarsi di:

  • verificare se il paziente è da cambiare o da accompagnare in toilette;
  • igienizzare le mani del paziente (o coadiuvarlo);
  • liberare il tavolo o il letto dalle inutilità;
  • fare attenzione alla presenza di sondini, drenaggi, accessi venosi e arteriosi, cateteri vescicali e quant’altro possa interferire con le azioni assistenziali.

Quale tecnica utilizzare?

Gli OSS sono tenuti a rispettare le procedure e le linee guida generali per la somministrazione degli alimenti a pazienti adulti e collaboranti (come nel caso descritto in questo articolo).

Ricordatevi di:

  1. identificare il paziente;
  2. verificarne la dieta;
  3. verificare i pasti preparati;
  4. informare il paziente su quello che andrete a fare;
  5. igienizzarvi le mani;
  6. posizionare il paziente a letto o accompagnarlo al tavolo se necessario;
  7. se è richiesta l’assistenza posizionarsi se possibile seduti ad un lato dell’assistito;
  8. durante la somministrazione evitate di parlare con il paziente, per evitare involontari ab ingestis;
  9. incoraggiare il più possibile il paziente ad auto-alimentarsi, in modo da aumentare la sua auto-stima;
  10. rimuovere i coperchi dei pasti ed aprire le buste di pane, formaggio, fette biscottate e posate monouso (o preparare quelle in dotazione del paziente);
  11. versare da bere;
  12. se necessario preparare l’acqua gelificata);
  13. tagliare la pasta o la carne a pezzetti, in modo da favorire la deglutizione (se il paziente non è in grado di farlo in autonomia);
  14. chiedere le preferenze del paziente rispetto all’ordine di somministrazione degli alimenti;
  15. in caso di paziente cieco o ipovedente descrivere minuziosamente i pasti;
  16. lasciare al paziente il tempo necessario per l’assunzione dei cibi, senza portagli fretta (a volte è difficile in presenza di tanti utenti e di pochi operatori);
  17. aiutare il paziente ad igienizzarsi la bocca, i denti e le mani;
  18. dopo il pasto provvedere a ripristinare il comfort del paziente, posizionando in un Fowler più basso (o riposizionandolo a letto);
  19. verificare e registrare l’assunzione di liquidi e alimenti;
  20. rimuovere tutto ciò che è stato utilizzato per i pasti, gettando negli appositi contenitori i presidi monouso e recuperando quelli non mono-uso.

Al termine di tutta la procedura assicurarsi che al paziente sia stato garantito il necessario apporto calorico e in presenza di qualsivoglia difficoltà riferire le anomalie all’Infermiere di turno.

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Gli OSS sono competenti nelle procedure invasive?

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Carissimo Direttore,
le scrivo per segnalarle un fatto increscioso che mi è accaduto durante uno dei tanti tirocini come Studentessa Infermiera. Premetto che lavoro come Operatore Socio Sanitario e che mi sono iscritta al Corso di Laurea in Infermieristica due anni fa.

Ho cercato di ribellarmi ma senza esito positivo., ora capirete come e perché.

Durante uno dei miei tanti tirocini sono stata assegnata ad un reparto di medicina per il tirocinio. In questa unità operativa gli Oss fanno di tutto e di più: passano la terapia, cambiano le flebo, inseriscono cateteri vescicali, medicano lesioni da pressione/decubito anche complesse e addirittura fanno prelievi del sangue.

La cosa più fastidiosa è stata dovermi imbattere in una mia collega Oss che definirei esaltata; questa non solo abusava della professione infermieristica, ma dava anche lezioni a noi futuri Infermieri sulle varie procedure invasive.

Ho provato a ribellarmi, come dicevo poco fa, ma senza successo. Ho pagato delle tasse per essere istruita da una Oss? Con tutto il rispetto per noi Operatori Socio Sanitari, ma quanto fatto (e permesso) in questo reparto è un vero e proprio abuso di professione.

Le mie proteste non hanno portato a nulla di concreto, anzi mi sono quasi giocata il tirocinio di un mese, perché ho rischiato di essere bocciata dalla Coordinatrice Infermieristica.

Con lei ho litigato sonoramente. Addirittura sono stata redarguita per aver messo in dubbio le qualità e l’esperienza di questa Oss, che avrebbe seguito vari corsi di preparazione professionale e di specializzazione.

Il problema è proprio questo: l’Oss non è un professionista, ma un tecnico; non può ufficialmente specializzarsi e non può reperire accessi venosi e cateteri vescicali! Non esistono corsi di formazione o formatori che possano dimostrare il contrario, semplicemente perché non lo permette la Legge.

E non è tutto, la Coordinatrice Infermieristica mi ha riferito che gli Oss del reparto erano abilitati a fare di tutto e che io non conoscevo affatto le mansioni dell’osa. Non conoscerò le mansioni, pur lavorando come Oss da diversi anni, ma so distinguere un atto pratico da una competenza che l’Operatore Socio Sanitario non ha e che appartiene all’Infermiere.

Ora chiedo a lei Direttore se ho fato bene a scegliere di evolvermi professionalmente e culturalmente e se la mia decisione di iscrivermi al Corso di Laurea in Infermieristica sia stata giusta o meno. Sono per la legalità e per il rispetto delle competenze e delle responsabilità di ciascuna figura tecnica o professionale che orbita attorno al mondo della sanità, soprattutto perché di fronte a noi non abbiamo delle macchine ma delle persone umane, che soffrono e che hanno diritto ad una assistenza degna di tale nome.

Ho anche pensato di denunciare la cosa agli organi inquirenti, ma ho paura che possano bloccarmi negli studi, anche perché questa Coordinatrice Infermieristica è una docente universitaria. Non so cosa fare e temo che questa lettera sarà cestinata.

Distinti saluti.

Cristina, Studentessa Infermiera

* * *

Carissima Cristina,
non siamo abituati a cestinare le testimonianze dei nostri lettori e pubblichiamo la tua lettera per intero. Quello che ci hai scritto, se risultasse vero, è molto grave perché ci troviamo di fatto di fronte ad un abuso di professione, per giunta avallato da una Coordinatrice Infermieristica. Gli Oss, seppur preparati, non hanno competenze in alcun tipo di procedura invasiva. La cosa che ci sentiamo di dirti è una sola: trova il coraggio e denuncia queste persone all’autorità giudiziaria. Ricordati che al centro delle cure c’è sempre il paziente, che va tutelato essendo il soggetto unico della nostra azione assistenziale quotidiana. Sarai una brava Infermiera.

Angelo Riky Del Vecchio, Direttore Nurse24.it

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Oss condannata per maltrattamento anziani a San Marino

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Condannata per maltrattamenti ad anziani ricoverati presso una casa di riposo di Cailungo un’Operatrice Socio Sanitaria ventinovenne. Gli episodi più gravi contestati alla donna, di origini rumene, sono l’aver strisciato le feci sulla gamba di un’anziana ospite e l’aver colpito con un catino in testa un’altra paziente.

I fatti al centro del processo sono accaduti nell’estate del 2014 e sono emersi dalle rivelazioni di cinque tirocinanti che all’epoca stavano frequentando il corso per ottenere l’abilitazione come operatrici sanitarie.

L’imputata, residente a Faetano, ha dal canto suo sempre rigettato le accuse e, come riportato da Libertas-San Marino, nella sua deposizione davanti al giudice, avrebbe ribadito: “Escludo categoricamente di avere mai colpito qualche ospite o di avere mai alzato le mani contro gli anziani. (…) Forse per i tirocinanti, abituati ancora alla sola teoria, a volte può essere sorprendente vedere come funzionano le cose nella pratica, quando si deve operare velocemente occupandosi di più cose contemporaneamente”.

“Può essere accaduto che abbia alzato la voce, ma non ho mai trattato male gli anziani, né ho mai fatto tutte le cose che sono state dette e scritte. Sono figlia e nipote anche io e ho due figlie piccole. Ho fatto sacrifici per questo corso e per questo lavoro. Non capisco da dove vengano queste accuse”, si difende.

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Carenza personale, OSS guidano ambulanza?

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A Gemona, per carenza di personale, si potrebbe correre il rischio che siano gli operatori socio-sanitari a guidare i mezzi di soccorso, anziché gli autisti con adeguati titolo e preparazione.

interno ambulanza

Interno di un’ambulanza

La questione è oggetto di un’interrogazione del consigliere regionale Roberto Revelant all’assessore regionale alla sanità Maria Sandra Telesca dopo aver visionato una segnalazione presentata dall’Associazione conducenti emergenza sanitaria (Co.E.S. Fvg) all’attenzione della commissione sanità del consiglio regionale.

Nel documento presentato, la Co.E.S., realtà associativa che ha sede a Gemona, segnala «il possibile impiego in alcune aziende sanitarie della regione e in particolare nell’azienda 3 Alto Friuli – Collinare – Medio Friuli dell’operatore socio-sanitario nella mansione di autista, alla guida di ambulanze a causa della carenza di personale tecnico-autista».

Dunque, si corre il rischio di avere delle persone non adeguatamente preparate per guidare un mezzo di soccorso e da qui l’interrogazione di Revelant finalizzata a fare chiarezza su questa situazione.

«Non si capisce come – dice il consigliere regionale – il piano dell’emergenza-urgenza preveda delle figure indispensabili a bordo dei mezzi di soccorso in relazione alle caratteristiche di impiego, quali l’autista soccorritore, l’infermiere professionale e il volontario-oss e poi nella pratica possa accadere altro, soprattutto in considerazione che ruoli, mansioni e responsabilità siano sostanzialmente diverse».

Di fatto, anche nel suo intervento il Co.E.S ricorda che per esercitare la funzione di autista nel contesto sanitario i relativi concorsi pubblici richiedono requisiti specifici, nonché cinque anni di esperienza alla guida dei mezzi di soccorso.

«Negli enti Anpas, Cri, Misericordie – dice Mauro Zamparutti, presidente Co.E.S FVG – , solo per citarne alcuni, il ruolo dell’autista è riconosciuto con protocolli dedicati e l’entrata in servizio avviene solo dopo un’accurata formazione specifica e una valutazione del candidato.
Da tempo, il tavolo tecnico del Ministero della salute ha deliberato la figura dell’autista di soccorso sanitario e del connesso iter formativo condiviso con associazioni di categoria e organizzazioni sindacali. Il documento è già stato presentato al tavolo regionale dell’emergenza-urgenza».

«Sinceramente – conclude il consigliere Revelant – auspico che se ciò sia avvenuto, non si verifichi di nuovo, e che la guida dei mezzi di soccorso venga affidata esclusivamente agli autisti soccorritori, e spero che l’assessore prenda una posizione ferma in questa direzione».

Fonte Messaggero Veneto-Udine

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